Partiamo da una certezza: noi non siamo soli! Non è una frase di circostanza…è davvero così! Con noi, sul nostro copro e dentro di esso, costantemente, vivono miliardi di batteri, funghi e virus. Solo nel nostro tratto gastrointestinale alloggiano più di 10 miliardi di tali microrganismi, che vanno a comporre il famoso Microbiota (di cui vi parlerò prossimamente).
Cosa c’entra questo con le vaginiti dovute ad infezioni da Candida? C’entra eccome, perché la Candida altro non è che un fungo, normalmente residente sia nell’intestino che nella vagina e che in una situazione normale rimane tranquillo a svolgere le sue funzioni di fermentazione degli zuccheri, senza dar particolare fastidio. Una condizione del genere viene definita eubiosi.
Ci sono però delle circostanze che possono causare uno squilibrio all’interno del microbiota (disbiosi), tali per cui si verifica un aumento delle popolazioni microbiche “più aggressive” ai danni di quelle più “tranquille”. Nella prima categoria, ahimè, rientra la nostra Candida. Se questa prende il sopravvento nell’intestino, può aumentare la sua presenza anche nella zona vaginale, causando appunto le tanto fastidiose vaginiti. Si stima che almeno una volta nella vita, circa il 75% delle donne in età fertile soffra di infezione dovuta a Candida.
I sintomi sono molto fastidiosi e vanno dalla forte infiammazione con bruciore e prurito intimo a perdite biancastre simili a ricotta, alla secchezza vaginale.
Cosa può portare ad una tale condizione? Ci possono essere varie situazioni predisponenti, come ad esempio l’utilizzo di antibiotici, periodi di forte stress, aumento degli ormoni estrogeni (es. in gravidanza), essere nate da parto cesareo (vedremo prossimamente perché), ma spesso la causa scatenante è da ricercare in un’alimentazione sbagliata.
Per ciò che riguarda l’aspetto medico e le terapie farmacologiche più adatte, ovviamente bisognerà confrontarsi con il/la proprio/a ginecologo/a, che è l’unico/a che potrà effettuare una diagnosi.
Se però, una volta accertato che sia Candida, volessimo evitare di dover continuare a prendere farmaci – anche e soprattutto nei casi di recidiva – l’obiettivo principale dovrà essere quello di modificare le abitudini alimentari. Come?
Seguendo una dieta bilanciata, con le seguenti caratteristiche:
- ricca di vitamine, soprattutto A, D, E, C: mangiamo tanta frutta e verdura, pesce azzurro e salmone;
- povera di grassi saturi: questi, oltre a essere dannosi per l’intero organismo, tendono a modificare il pH vaginale, aumentando la possibilità di infezioni;
- povera di zuccheri semplici, alimento preferito dalla Candida: i cereali integrali sono sicuramente da preferire a quelli raffinati;
- abbondante in calcio: presente non solo nel latte, che può dare comunque problemi di intolleranza per via del lattosio (e oltretutto è uno zucchero, vedi punto precedente), ma anche nello yogurt, nei legumi, nella frutta secca oleosa, in broccoli e spinaci;
- con un buon contenuto di betaina, che troviamo nelle barbabietole, nell’avena, nella quinoa, nell’amaranto, nei broccoli, negli spinaci e nelle bacche di Goji. Anche se mancano ancora dati certi, sembrerebbe che anche la betaina concorra a diminuire il rischio di vaginiti ricorrenti.
Alla dieta, nelle fasi iniziali di cura, si possono associare probiotici e prebiotici che aiutino a ripopolare in maniera corretta il microbiota intestinale. In questo senso esistono diverse strategie, da concordare sempre con il proprio medico curante ed eventualmente con il/la nutrizionista.